Periodi di tranquillità e dichiarazioni di affetto non sono sufficienti ad eliminare la lesività delle condotte maltrattanti rivolte al genitore.

Così la Corte di Cassazione, sez. VI, 6 maggio 2020, n. 13699 che, con riguardo al caso di un soggetto che, con ricorrenti condotte abusanti, quali aggressioni fisiche e verbali nonché danneggiamento di mobilio e suppellettili, aveva ingenerato nell’anziana madre un triste stato di prostrazione, ha colto l’occasione per ricordare alcuni aspetti importanti nell’interpretazione del delitto di cui all’art. 572 c.p.

Difatti, ha chiarito come l’abitualità delle condotte, richiesta dalla predetta norma, possa anche implicare che gli atti vessatori, cagionanti sofferenze fisiche o morali, siano realizzati in momenti successivi e non necessariamente per un tempo prolungato, non rilevando che vi siano anche periodi di ricomposizione o di normalità dei rapporti con la vittima.